
Parrocchia San Pietro: i paramenti
La liturgia è da sempre il luogo dove la chiesa celebra la sua fede: la lex credendi diventa lex orandi: ciò che la chiesa crede diventa preghiera. Un aspetto di questa attenzione per la celebrazione dei misteri di Cristo sono i paramenti: sempre curati nei particolari, riccamente ornati ma nello stesso tempo sobri sono la manifestazione visibile della liturgia. I suoi colori rivelano il tempo liturgico: Il colore bianco nel tempo pasquale e nel tempo natalizio; nelle celebrazioni del Signore, escluse quelle della Passione; nelle feste e nelle memorie della beata Vergine Maria, dei Santi Angeli, dei Santi non Martiri, nelle solennità di Tutti i Santi (1 novembre) e di san Giovanni Battista (24 giugno), nella festa della Cattedra di San Pietro (22 febbraio) e della Conversione di san Paolo (25 gennaio). Il colore rosso si usa nella domenica delle Palme e nel Venerdì santo, nella domenica di Pentecoste, nelle celebrazioni della Passione del Signore, nella festa degli Apostoli e degli evangelisti e nelle celebrazioni dei Santi Martiri. Il colore verde si usa nelle Messe del tempo ordinario. Il colore viola si usa nel tempo di Avvento e di Quaresima, e nelle Messe per i defunti. Il colore rosaceo si può usare nelle domeniche Gaudete (III di Avvento) e Laetare (IV di Quaresima).
Le vesti usate nelle celebrazioni liturgiche sono derivate dalle antiche vesti civili greche e romane. Nei primi secoli, l’abito delle persone di un certo livello sociale è stato adottato anche per il culto cristiano e questa prassi si è mantenuta nella Chiesa. Come emerge da alcuni scrittori ecclesiastici, i ministri sacri portavano le vesti migliori, riservate per tale occasione. Mentre nell’antichità cristiana le vesti liturgiche si sono distinte da quelle civili non in ragione della loro forma particolare, ma per la qualità della stoffa e per il loro particolare decoro, nel corso delle invasioni barbariche gli abiti di nuovi popoli sono stati introdotti in Occidente e hanno apportato cambiamenti nella moda profana. Invece, la Chiesa ha mantenuto essenzialmente inalterate le vesti usate nel culto pubblico; così si è differenziato l’uso civile delle vesti da quello liturgico. In epoca carolingia, infine, i paramenti propri ai vari gradi del sacramento dell’ordine, tranne alcune eccezioni, sono stati definitivamente fissati nella forma che hanno ancora oggi. Vediamoli in dettaglio: AMITTO, un panno di lino rettangolare munito di due fettucce, che si appoggia sulle spalle e si fa poi aderire al collo; infine si lega attorno alla vita. L’amitto ha lo scopo di coprire l’abito quotidiano attorno al collo, anche se si tratta dell’abito del sacerdote. Con richiamo alla Lettera agli Efesini 6,17, l’amitto viene interpretato come «l’elmo della salvezza», che deve proteggere dai pensieri e desideri cattivi durante la celebrazione.
CAMICE O ALBA è la lunga veste bianca indossata da tutti i sacri ministri, che ricorda la nuova veste immacolata che ogni cristiano ha ricevuto mediante il battesimo.
CINGOLO, sopra il camice, all’altezza della vita, è indossato un cordone di lana o di altro materiale adatto che si utilizza a mo’ di cintura; nel simbolismo delle vesti liturgiche, il cingolo rappresenta la virtù del dominio di sé. (cf. Galati 5,22).
MANIPOLO è lungo meno di un metro, si porta sull’avambraccio sinistro e fissato da un fermaglio o da fettucce. Questo paramento forse deriva da un fazzoletto (mappula) che era portato dai romani annodato al braccio sinistro. Siccome la mappula si utilizzava per detergere il viso da lacrime e sudore, gli scrittori ecclesiastici medievali hanno assegnato al manipolo il simbolismo delle fatiche del sacerdozio. Oggi è entrato in disuso.
STOLA è l’elemento distintivo del ministro ordinato e si indossa sempre nella celebrazione dei sacramenti e dei sacramentali. È una striscia di stoffa, di norma ricamata, il cui colore varia secondo il tempo liturgico o il giorno del santorale. È il paramento che indica più di ogni altro lo stato di ministro ordinato. Il diacono la porta di traverso.
CASULA O PIANETA, la veste propria di colui che celebra la Santa Messa. I libri liturgici hanno usato in passato i due termini latini casula e planeta come sinonimi. Mentre il nome di planeta si usava particolarmente a Roma, il nome di casula deriva dalla forma tipica della veste che all’origine circondava interamente il ministro che la portava simboleggiando la carità che è aldi sopra di tutto.
DALMATICA, veste liturgica tipica del diacono; ampia tunica, lunga fin sotto i ginocchi, adoperata in Dalmazia e poi in tutto il territorio dell’Impero romano dal 2° sec. d. C. Nella liturgia latina è rimasta in uso come veste liturgica, larga e aperta ai lati, con maniche ampie e corte e scollata.
PIVIALE, propriamente «mantello da pioggia»; ampia veste liturgica di stoffa pregiata, di forma semicircolare, come un grande mantello, originariamente con cappuccio, aperta davanti, fermata sul petto da un fermaglio e lunga fino ai piedi, e ornata nella parte posteriore dal cosiddetto scudo; entrata nella liturgia tra il 7° e l’8° sec., è attualmente usata fuori della Messa, come nelle benedizioni, consacrazioni e processioni.
VELO OMERALE o CONTINENZA, lunga striscia di seta o di lino che si poggia sulle spalle con i due lembi pendenti sul petto e che serve per coprire le mani tenendo oggetti sacri. Il velo della benedizione eucaristica venne in uso nel sec. XIV.
Nella nostra chiesa, moltissimi sono i paramenti presenti; mi limiterò ad elencare i più significativi, cioè quelli che comprendono tutta la serie dei vari paramenti liturgici.
Un primo parato laminato oro (dal 0660 al 0668) è opera di una manifattura italiana che tra il 1875 e il 1924 li confezionò in gros de Tours laminato in oro completata da una fodera in tessuto di cotone giallo e da passamanerie dorate. Il parato comprende: un velo omerale, una pianeta, tre stole, due manipoli e due dalmatiche.
Un secondo parato laminato oro con motivi a cardo profilato di rosso (dal 0669 al 0682) fu confezionato tra il 1940 e il 1960 da una manifattura italiana in tessuto laminato operato e ricamato, completato da una fodera in tessuto rosso con passamanerie dorate. Il parato comprende: una pianeta, tre stole, tre manipoli, un velo copri calice, una borsa di corporale, un piviale, un velo omerale, un conopeo di tabernacolo, due dalmatiche.
Tra il 1875 e il 1924 una manifattura italiana confezionò tre piviali oro “Bertarelli” di cm 134x268; li confezionò in tessuto laminato oro completati da una fodera in tela di lino gialla e da passamanerie dorate; i tre piviali presentano consunzioni e sfilacciature.
Un velo di calice in gros de Tours bianco e ricamato, completato da una fodera in tessuto rosso e da passamanerie dorate, reca l’iscrizione: G.F. di A.C. 1939; dimensioni cm 62x62.
Un parato in gros de Tours bianco, completato da una fodera in cotone rosso e da passamanerie gialle è composto da: una pianeta, una stola, un manipolo, un velo di calice e da una borsa di corporale; tra il 1950 e il 1974.
Un parato bianco con croci in raso bianco operato, completato da una fodera in cotone ocra e da passamanerie gialle, comprende: una pianeta, un manipolo un velo di calice, e una borsa di corporale; tra il 1950 e il 1974.
Un parato bianco in gros de Tours ricamato completato da una fodera in tessuto giallo, confezionato da una manifattura italiana nella prima metà del XX secolo; è composto da: una pianeta, tre stole, un velo di calice, una borsa di corporale, un piviale.
Un parato rosso con piccoli fiori gialli confezionata nella seconda metà del XX secolo in tessuto rosso operato completato da una fodera in tessuto di cotone rosso e passamanerie argentate; comprende: un conopeo di tabernacolo, una pianeta, una stola, un manipolo, un velo di calice, una borsa di corporale e un conopeo di tabernacolo.
Un parato in damasco rosso ricamato in oro e argento completato da una fodera in tela di lino rosso e passamanerie dorate; confezionato da una manifattura italiana nel XVIII secolo; comprende: una pianeta, due stole, tre manipoli, un velo di calice, una borsa di corporale, un piviale e due dalmatiche.
Un parato in raso nero lanciato con motivi a cardo gialli, completato da una fodera in raso di cotone nero e passamanerie gialle; confezionato da una manifattura italiana tra il 1940 e il 1960; comprende: una pianeta, tre stole, tre manipoli, un velo di calice, una borsa di corporale, un piviale e due dalmatiche.
CHIESA DI SAN MICHELE
Una pianeta e una stola in damasco nero completata da un fodera in raso di cotone nero e galloni dorati. Iscrizione sulla fodera: DONO DELL’ARCIPRETE D. STEFANO COMINAZZINI ALL’ORATORIO DI SAN MICHELE – 1900.