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Parrocchia San Pietro: gli Affreschi

Sotto il portico di fronte alla chiesa, se alziamo gli occhi, notiamo che ci accoglie un affresco opera di un pittore italiano del XIX secolo; in un tondo del diametro di cm 220 ha affrescato un gruppo di angioletti con gli strumenti della passione, giusto per ricordarci che il Cristo della nostra fede è colui che ha dato la sua vita per la nostra salvezza; è certamente un buon biglietto d'ingresso, anche se purtroppo è messo male; infatti presenta estese cadute di colore, graffi e alterazioni dei pigmenti.

Dopo essere entrati in chiesa ci spostiamo nella navata di sinistra terza campata dove possiamo ammirare un bel dipinto murale opera di un anonimo pittore italiano che ha raffigurato il martirio di San Fermo; è alto cm 250 e largo cm 180; nel lato inferiore al centro compare ben visibile la data di esecuzione: 1836; l'affresco è stato restaurato dal sig. Maurizio Guidotti di Maggiora nel 1998. In bassso sulla sinistra vediamo il volto del martire tranquillo e sereno sul quale sovrasta il suo esecutore; all'intorno alcuni cristiani visibilmente addolorati con qualche soldato indifferente; in alto sulla destra campeggia l'ufficiale romano che comanda l'esecusione seduto su un cavallo dal volto truce, quasi contento di assistere all'esecuzione; dall'alto una luce scende verso san Fermo: è Dio che si fa vicino al suo servo fedele, aprendolo alla speranza della vita eterna. Interessanti le due figure in basso a destra: c'è un uomo che fissando San Fermo indica con la mano destra una figura in piccolo mentre la sorregge con la sinistra; secondo me questa figura in piccolo potrebbe rappresentare il dio Giove (tiene in mano dei fulmini) e l'uomo sembra dire a San Fermo che è Giove che deve adorare se vuole vivere.

Sulla volta della stessa navata troviamo un altro affresco che raffigura la Gloria di San Fermo, anch'esso opera di un anonimo pittore italiano della prima metà del XIX secolo; il dipinto, alto cm 330 e largo cm 240, è stato restaurato nel 1998 dallo stesso Guidotti Maurizio di Maggiora. Il martire è raffigurato con la classica palma, simbolo del martirio e della vittoria, è immerso nella luce della gloria che Dio gli ha riservato, sorretto e accompagnato da due angeli, mentre altri angioletti assistono facendo da cornice alla scena. Ai quattro angoli del dipinto sono raffigurate le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.

Facciamo qualche passo in avanti e spostiamoci nella quarta campata della navata sinistra, sulla base del campanile troviamo un affresco appeso alla parete che raffigura una Madonna con Gesù Bambino. L'autore è un anonimo pittore novarese del XIX secolo. Il dipinto, alto cm 100 e largo cm 70, è stato staccato da una casa privata e qui trasportato e restaurato nel 1998 sempre da Guidotti Maurizio di Maggiora. La Vergine ha uno sguardo dolce ed il suo viso e rivolto con tenerezza verso il Bambino che tiene in braccio ed è incoronata. Gesù Bambino, per contro, sembra avere uno sguardo da adulto, forse già consapevole del compito che lo attende e sorregge nella mano sinistra il mondo, simbolo della sua potenza e universalità. I colori sono molto vivi e caldi ed incorniciano il tutto in una atmosfera di profonda familiarità.

Proseguendo in avanti troviamo la balaustrata della prima metà del XVIII secolo; fermandoci davanti ad essa ed alzando lo sguardo verso sinistra possiamo vedere un affresco che rappresenta San Giovannino; il dipinto, in un ovale di cm 53x38, è opera di un pittore italiano del XIX secolo e fa parte della decorazione pittorica del presbiterio. Il San Giovannino (cioé san Giovanni Battista da piccolo) regge, con la mano sinistra, il cartiglio con la scritta "Ecce Agnus Dei", la frase con la quale presenta Gesù Cristo al mondo. Con la destra stringe l'Agnello, ovviamente simbolo del Cristo che a pasqua fu immolato come agnello il cui sangue dona la salvezza la mondo intero.

Proprio dirimpetto sulla destra troviamo un altro dipinto che fa da pendant col precedente, e raffigura San Giuseppe con Gesù Bambino; probabilmente è dello stesso autore, sia per le dimensioni dell'ovale (cm 53x38) sia perché è della stessa epoca e sia perchè anch'esso fa parte della decorazione pittorica del presbiterio. San Giuseppe è raffigurato nel modo tradizionale, cioé invecchiato in sintonia con una certa credenza che lo voleva anziano per motivi teologici e pastorali; l'immagine è improntata alla tenerezza e famigliarità.

Nel 1909 alcune decorazioni pittoriche del presbiterio e del catino absidale, vennero affidate al pittore G. Zaretti di Armeno (forse parente dell'allora parroco di gargallo anche lui di nome Giovanni Zaretti e anche lui di Ameno). Tali decorazioni consistono nella raffigurazioni dei quattro evangelisti nel presbiterio: San Matteo e San Luca nella parete sinistra, San Marco e San Giovanni nella parete destra, tutti in lunette di cm 150x150. Nel catino absidale, invece, affrescò: la virtù teologale della speranza lato sinistro, angeli adoranti l'eucaristia al centro, e la virtù teologale della carità lato destro, in ovali di cm 150x80.
San Matteo è raffigurato con l'angelo che lo simboleggia; sull'affresco abbiamo la scritta: ZARETTI 1909 PINXE
San Luca è raffigurato col toro, suo simbolo; sul suo vangelo vi è la scritta Ecce Ancilla Domino
San Marco è raffigurato col simbolo del leone;
San Giovanni è raffigurato col simbolo dell'aquila; sul libro vi è l'inizio del suo vangelo: In Principio erat Verbum
Il simbolismo dei quattro evangelisti (angelo, toro, leone, aquila) è preso da Apocalisse 4 che a sua volta si ispira a Ezechiele 1,5-21; i quattro simboli rappresentano ciò che nella creazione vi è di più nobile, forte, saggio e agile; è sant'Ireneo che vide per primo in essi i simboli degli evangelisti.
La Speranza è raffigurata come una donna che in mezzo al mare si aggrappa all'ancora, con una stella in fronte e lo sguardo verso l'alto;
L'Eucaristia che gli angeli adorano è inserita in un sontuoso ostensorio riccamente decorato; sull'ostia la scritta IHS (che sono le prime tre lettere del nome di Gesù in greco; oppure l'abbreviazione di Iesus Hominum Salvator, cioé Gesù salvatore degli uomini). L'ostensorio a sua volta poggia su di un libro dal quale escono sette sigilli con riferimento ad Apocalisse capitolo 5
La Carità è raffigurata come una donna che abbraccia teneramente due bambini protesi verso di lei per trovare rifugio.

Al centro del coro emerge solenne e maestoso l'affresco che Peracino Defendente, nipote di Lorenzo Peracino, dipinse nel 1790. Documenti conservati presso l'archivio parrocchiale attestano che il dipinto fu commissionato a Defendente, nipote di Lorenzo Peracino, che lo eseguì nel 1790. Lorenzo Peracino aveva lasciato l'attività alcuni anni prima della morte, avvenuta nel 1789. L'affresco rappresenta Gesù che consegna le chiavi a Pietro (Matteo 16,17-20) ed è alto cm 480 e largo cm 240. Sul lato inferiore vi è l'iscrizione: Laurentius Percinus Pingebat 1788. La cornice in stucco che circonda l'affresco è opera dello stuccatore Ignazio Piola che la eseguiì nel 1793 (cm 580x290). In primo piano la figura imponente di Gesù che domina la scena, davanti a lui, inginocchiato San Pietro riceve le chiavi; nel dipinto appaiono poi altri otto apostoli ed un gregge di pecore. Il dipinto è stato restaurato nel 1998 da Maurizio Guidotti di Maggiora.

Entrando in chiesa e proseguendo nella navata di destra, sullo sfondo della stessa si presenta l'altare dedicato alla Madonna del Rosario la cui statua è guardata a vista da San Domenico a sinistra e da Santa Rosa da Lima a destra, i quali con un gesto della mano destra, invitano i fedeli ad affidarsi a Maria. Questo dipinto murale, come tutti gli affreschi che ornano la cappella, sono opera di Giovanni Battista Cantalupi, che li portò a compimento nel 1771. Il Cantalupi nacque a Miasino nel 1732 e vi morì il 21 aprile 1780, dopo aver lasciato la sua impronta in diverse chiese del novarese. San Domenico da Guzman, nacque a Burgos nel 1170 e morì a Bologna nel 1221, fondò l'Ordine dei Predicatori. Santa Rosa nacque a Lima nel 1586 e vi morì nel 1617, entrò nel Terz'Ordine Regolare dei Predicatori dove visse dedicandosi alla preghiera e alla penitenza.

Sulla parete meridionale della cappella campeggia un grande affresco di cm 700x330 sempre opera del Cantalupi che raffigura in basso San Domenico e San Francesco, separati da un globo,  che pregano la Vergine affinché plachi l'ira di Gesù Cristo (che tiene in mano dei flagelli) assiso sulle nubi in alto a sinistra; al di sotto è raffigurata una porta aperta su di una stanza coperta parzialmente da un tendaggio.

Tutto attorno in alto troviamo dipinti, sempre del Cantalupi nel 1771, i misteri del rosario, i quali non occupano una posizione di rilievo sulle pareti ma sono confinati nei sott'archi della volta. I misteri gaudiosi e dolorosi sono realizzati alternativamente a colori e a monocromo, mentre i gloriosi tutti a colori. I misteri gaudiosi sono situati nel sott'arco della navata destra, i dolorosi nel sott'arco tra la navata centrale e la navata destra. I misteri gloriosi nel pennacchio della volta tranne il quinto, l'incoronazione della Vergine, che campeggia (cm 240x330) nella volta; all'incoronazione è presente tutta la Trinità: lo Spirito Santo avvolto dalla luce con sullo sfondo un cielo azzurro; Gesù Cristo regge lo scettro e la sua tunica sembra svolazzare mossa dalla brezza; Dio Padre è appoggiato con la mano sinistra ad un globo e con la destra impone la corona sulla testa della Vergine che sembra accoglierla con molta umiltà quasi avesse paura di ciò che la Trinità Le sta facendo, le sue mani sono ripiegate sul petto simbolo di sottomissione.
Tutti gli affreschi della cappella della Madonna del Rosario, sono stati restaurati nel 1998 da Maurizio Guidotti di Maggiora.

Un'altra serie di decorazioni pittoriche aventi come soggetto dei santi, la troviamo nella navata centrale. Tale serie di decorazioni fu commissionata dalla Parrocchia al pittore Zaretti Giovanni che la eseguì nel 1909 insieme ai quattro evangelisti del presbiterio. Tutte le figure di santi sono all'interno di un tondo del diametro di cm 110; in seguito ad ogni affresco di santo venne aggiunto sul lato inferiore il nome di un sacerdote che ha avuto una relazione con Gargallo.
Santa Lucia, navata centrale, campata prima, parete sinistra; vergine e martire siracusana del III secolo; nella mano destra regge un piatto con gli occhi che le vennero strappati e nella sinistra la palma del martirio e della vittoria. Iscrizioni: lato superiore S. LUCIA; lato inferiore: SAC. BENEDICTUS COMINAZZINI.
Santa Apollonia, navata centrale, campata prima, parete destra; vergine e martire ad Alessandria d'Egitto nel 249; nella mano destra regge le tenaglie con le quali fu torturata e nella sinistra la palma del martirio e della vittoria. Iscrizioni: lato superiore S. APOLLONIA; parte inferiore: G. Zaretti 1909; lato inferiore: SAC. BAROLI ERNESTO.
San Gaudenzio, navata centrale, campata seconda, parete sinistra; primo vescovo di Novara, morto nel 418; benedice con la mano destra, e porta la mitria e il pastorale simboli della sua dignità episcopale. Iscrizioni: lato superiore S. GAUDENZIO; lato inferiore: SAC. ANSELMO TEMPORELLI.
San Benedetto, navata centrale, campata seconda, parete destra; abate e patrono d'Europa, morto a Montecassino tra il 543 e il 560; è raffigurato con in mano il libro della regola benedettina da lui fondata. Iscrizioni: lato superiore S. BENEDETTO; lato inferiore: SAC. ANGELO VASINO
Santo Stefano, navata centrale, campata terza, parete sinistra; primo martire a Gerusalemme il 33 o il 34; nella mano destra tiene la palma del martirio e della vittoria, nella sinistra le pietre con le quali fu lapidato. Iscrizione: lato superiore S. STEFANO; lato inferiore SAC. STEFANO COMINAZZINI// ZG 1909
San Claudio, navata centrale, campata terza, parete destra; abate-vescovo del monastero di Condat nel Giura, morto nel 703; raffigurato con la mano destra benedicente, reca la mitria e il pastorale simboli della dignità episcopale ed indossa il pallio in quanto abate. Iscrizioni: lato superiore S. CLAUDIO; lato inferiore SAC. GIUSEPPE GALLEAZZI.
San Giulio, navata centrale, campata quarta, parete sinistra; sacerdote greco del IV secolo evangelizzò il novarese; è raffigurato mentre benedice con la mano destra e con la sinistra regge il bastone del pellegrino. Iscrizioni: lato superiore S. GIULIO; lato inferiore: SAC. GIOVANNI ZARETTI
San Giuliano, navata centrale, campata quarta, parete destra; diacono greco del IV secolo, col fratello Giulio evangelizzò il novarese fermandosi a Gozzano; nella mano destra sorregge un libro sul quale appare la scritta: Manifestavi nomen tuum hominibus (ho manifestato il tuo nome agli uomini da Gv 17,6), mentre la destra è appoggiata sul petto come segno di sottomissione a Dio. Iscrizioni: lato superiore S. GIULIANO; lato inferiore: SAC. ATTILIO CORINI.

All'esterno della chiesa di San Rocco alla Valletta, possiamo ammirare un'edicola dedicata a San Rocco; dai documenti conservati nell'Archivio parrocchiale di Gargallo, si apprende che il dipinto fu realizzato nel 1905 da un anonimo pittore novarese e il 13 agosto dello stesso anno il vescovo di Novara Monsignor Mattia Vicario, concedeva il permesso per la benedizione dell'immagine. Nella parte inferiore sono dipinte le anime del purgatorio che giacciono nel fuoco per essere purificate in attesa di entrare nel paradiso. Nella parte superiore è raffigurato in primo piano il santo con la simbologia tipica della sua raffigurazione: il cane, che lo salvò dalla morte portandogli ogni giorno un pezzo di pane; la conchiglia, il cappello e il bastone che simboleggiano il pellegrino; la piaga della peste sopra il ginocchio indicata dal santo. Sulla sinistra, in piccolo, il santo è raffigurato mentre cura un ammalato di peste in un ospedale di fortuna e sulla destra due persone trasportano un ammalato su di una portantina.

© 2018 da Comunità Pastorale di Gargallo e Soriso con Wix.com

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