
Storia di Soriso: La parrocchia
LE CHIESE
Chiesa parrocchiale di San Giacomo
Situata su un’altura denominata “castello” la chiesa parrocchiale dedicata a San Giacomo viene già citata nel 1124 come oratorio, quando un canonico di Gozzano veniva in Soriso ad esercitare la cura d’anime. La struttura della chiesa originaria è descritta dal vescovo Carlo Bescapè in occasione della consacrazione avvenuta il 5 settembre 1599; tuttavia la festa della consacrazione fino al 1848 avveniva ogni terza domenica di settembre. Rimaneggiata ed ampliata oggi si presenta come una costruzione barocca a navata unica , dove un maestoso peristilio circonda in quadrilatero tutta la chiesa ed è sostenuto da 36 colonne granitiche. La chiesa venne spogliata dai francesi nel 1636 e nel 1644, ma in seguito i sorisesi, sia del luogo sia quelli emigrati a Roma, Cremona, Mantova e Tortona fecero a gara nel renderla ancora più ricca e bella.
All’interno di pregevole fattura è l’altar maggiore di stile barocco composto da vari marmi: bianco di Carrara, diaspro di Sicilia, nero di Ravenna, giallo di Siena, saravezza di Firenze, ardesse di Bergamo e verde di Varallo; esso comprende due angioletti di marmo di Carrara e vari arabeschi. Di pregio anche le intarsiature in legno: alcuni armadi, il pulpito, gli stalli del coro riccamente lavorati e l’organo, opera pregevole del Serazzi. La chiesa e ricca di arredi e paramenti sacri di epoca settecentesca.
Di rilievo tre grandi teleri del coro raffiguranti la vita di San Giacomo, dipinti da Tarquinio Grasso nel 1733, la tela raffigurante la Madonna del Carmine che porge gli abiti ai carmelitani di Andrea Mainardi da Cremona datato 1603.
A destra dell’altar maggiore vi è la cappella dedicata alla Beata Vergine del Carmelo che fu dipinta da Toni Francesco di Auzate. L’altare era l’antico maggiore ivi trasportato ai tempi del prevosto Pestalozza. Nel 1627 venne esposta la prima statua della Madonna sopra questo altare, ma nel 1654 venne trasportata a Santa Marta e sostituita all’altare della Madonna del Carmine con quella che ora ammiriamo.
A sinistra dell’altar maggiore sta la Cappella del Crocifisso con un altare in legno lavorato e indorato; al centro un grande Crocifisso alla cui destra sta la Beata vergine Addolorata offerta dalle donne di Soriso verso la metà del XIX secolo.
In fondo alla chiesa a destra la Cappella di S. Urbano, un tempo dedicata a S. Maria Maddalena e più tardi a S. Carlo come si vede da un pregevole quadro del 1613 che raffigura il santo in atto penitenziale durante la peste di Milano. Il quadro è una copia: l’originale sta in S. Carlo de Catenari a Roma e fu donata dai sorisesi di Roma. Vi fu posto il quadro del martirio di S. Urbano dipinto dal Toni che dipinse pure tutta la cappella. Sull’altare vi è anche un’urna dorata contenente le ossa del santo martire.
Di fronte vi sta la Cappella di S. Colomba una volta dedicata a S. Cristina. Fu abbellita con colonne e altare di stucco; il progetto è dell’architetto Costanzo Antonelli padre di Alessandro Antonelli. La tradizione racconta che il corpo della santa era riposto nella casa Buzzi, ma a causa di misteriosi rumori fu portato in questa cappella per la pubblica venerazione. Il trasporto fu effettuato il 25 novembre 1708. La cappella fu restaurata nel 1876 aggiungendo un quadro del Toni che rappresenta S. Colomba che sale in cielo, avendo ai lati S. Cristina e S. Agostino.
Sul sagrato antistante la chiesa si affaccia la ben conservata cappella ossario “Pietas Sorisii”, riccamente affrescata e raffigurante le anime imploranti del purgatorio.
Chiesa di Santa Marta
La chiesa di Santa Marta si trova nella zona centrale di Soriso, e molto probabilmente è stata la prima chiesa, infatti si celebravano le funzioni religiose già prima del 1400. Prima del 1656 era dedicata a Sant’Antonio, la cui statua del santo è posta ancora oggi su una nicchia nel lato destro della chiesa. Dal vescovo Bescapè venne fondata la confraternita di Santa Marta e con il permesso dello stesso da allora in poi fu rinominata come oratorio di Santa Marta.
Il grande quadro che sovrasta l’altare e che fu donato da Giacomo Antonio Ravizza rappresenta la madonna del Rosario. L’opera è datata 1640 e fu dipinta da Stefano Delambri, e fra le varie figure c’è un personaggio che si ritiene che sia lo stesso Antonio Ravizza. In cima al quadro vi sta il Padre Eterno, di legno, ai lati del quadro ci sono due Angeli e sopra le due porte laterali del coro ci sono le statue di San Pietro e San Paolo sempre in legno.
L’affresco della Madonna in trono col Bambino Gesù in braccio fra S. Antonio e S. Marta risale al XV secolo ed è l’opera più antica all’interno della chiesa; l’affresco fu portato in questa chiesa quando essa venne allungata nel 1671.
Chiesa Madonna della Beata Vergine della Gelata
Interessante anche l’oratorio della Beata Vergine della Gelata situata fuori dall’abitato di Soriso sulla strada usata dal valsesiani per giungere al mercato di Borgomanero. Il termine “Gelata” forse è dovuto perché il Santuario è ubicato in mezzo ai boschi su un’altura rocciosa in un luogo assai freddo d’inverno. Per accedervi bisogna salire una ripida scalinata e sullo spiazzo esterno della chiesa sgorga una freschissima fontana costruita nel 1650. L’oratorio sarebbe stato eretto nel 1642 avendone posta la prima pietra Antonio Fornara figlio di Giulio il 24 luglio dello stesso anno. Al suo interno è ben conservato un affresco di Tommaso Cagnola risalente al 1490, forse lo stesso che dipinse ‘immagine all’Oratorio della Beata Vergine delle Grazie. Purtroppo è stato privato di parte del coro ligneo, cariatidi e putti.
L’Oratorio era il luogo dove le madri portavano i loro figli morti senza battesimo davanti all’immagine della Madonna con la speranza che la Beata Vergine li riportasse in vita anche solo per un momento per poter dar loro il battesimo e così entrare in paradiso ed essere sepolti in terra consacrata. Resta famoso un fatto avvenuto il 14 aprile 1739 e descritto nel libro dei battesimi.
Nel 1677 l’Oratorio fu ingrandito a causa della numerosa popolazione che accorreva per le celebrazioni.
Il 7 maggio 1715 venne eretta una cappellania perpetua sotto il titolo della Natività di Maria Vergine e dei SS. Giuseppe e Francesco.
Il prevosto Borletti (1749-1785) fece costruire la maestosa gradinata che ancora oggi si vede e due cantine sottostanti; intendeva anche costruire presso l’oratorio un’abitazione per un eremita.
Quando nel 1778 il vescovo Balbis Bertone decise la costruzione del Seminario di Gozzano, decretò anche l’esproprio di tutti i beni appartenenti alla chiesa della Gelata. I sorisesi fecero ricorso contro tale provvedimento presso la Santa Sede, ma il ricorso fu respinto.
Chiesa della Beata Vergine della Neve
A metà strada tra Soriso e Gargallo sta questa chiesa detta della Madonna delle Grazie. Fu costruita dal popolo nel 1655, anche se il dipinto d’altare sembra piuttosto del secolo XV e dunque apparteneva ad una cappella preesistente. Nel 1784 fu eretta la cappella laterale dedicata a S. Maiolo; essa contiene un affresco raffigurante l’abate Maiolo opera del Lorenzo Peracino nel 1784. Oggi è diventata la chiesa del Cimitero dove vengono portati i defunti prima della sepoltura.
Chiesa di San Rocco
Si trova sulla strada che porta al Cimitero. Questo Oratorio fu costruito in due riprese: la più antica fu costruita nel 1523 ed è certamente la navata abbellita da pitture che datano dal 1616 al 1618. Al lato destro sono raffigurati i Re Magi che visitano il Bambino Gesù, al lato sinistro la Vergine col Bambino e San Giuseppe, al di sotto S. Francesco e S. Elena. Il presbiterio, il coro, la sacrestia e il portico di facciata furono costruiti nel 1731, come da decreto vescovile di concessione, non potendo contenere il popolo che si radunava per la messa la seconda domenica di ogni mese.
La peste infieriva a più riprese: nel 1344 causò a Borgomanero più di 500 morti; nel 1361 colpì duramente Auzate. Altre pesti si susseguirono nel 1523, 1530, 1575 e molti Oratori dedicati a S. Rocco furono innalzati. Nel 1587 e 1588 fu terribile in Fontaneto.
Di Soriso non c’è memoria a riguardo della peste, all’infuori di un voto fatto di offrire una certa quantità di cera a S. Gaudenzio per la cessazione della peste che infierì nel XIV secolo. Durante la peste del 1631 furono posti in quarantena a Soriso diversi appestati provenienti da paesi infetti; tra questi morì un certo Bartolomeo Quagliotti che fu sepolto alla meglio nel bosco dove faceva la quarantena.
Chiesa di Sant’Eurosia
Si trova nella frazione Pianezza dove viveva anche una antica famiglia: gli Ozeni. Una prima menzione della chiesa si trova nell’ordine di Cesare Maggi capitano di Carlo V: essa dunque risalirebbe a prima del 1557. Tuttavia nel 1736 l’arciprete di Soriso Poroli, quale delegato vescovile, pose la prima pietra di questo oratorio. Dunque la chiesa menzionata dal Maggi potrebbe essere stata distrutta per costruire l’attuale; a meno che il Maggi alludesse ad una cappelletta che si trovava all’ingresso della frazione.
L’attuale oratorio fu costruito a spese di pie persone e col lavoro degli abitanti, desiderosi di avere il proprio oratorio che munirono anche di un portico. Il prevosto Pestalozza fece poi costruire il coro attuale al fine di ampliare la chiesa. Un certo Giuliano Ozeni donò i candelieri in rame, un camice, una cotta ed una pianeta di broccato in seta. Il quadro situato nel coro, rappresenta S. Eurosia vittima dei turchi e fu dipinto a Milano a spese del barone Ravizza di Soriso, come indica lo stemma a lato del quadro. La festa si celebra la domenica seguente al 26 giugno, normalmente la prima domenica di luglio.
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