
Parrocchia San Pietro: Acquasantiere, altari, balaustre
Quando entriamo in una chiesa compiamo un gesto abituale, a volte quasi meccanico: intingere la mano nell'acqua benedetta e fare il segno di croce. Certamente non pensiamo che quell'acquasantiera (così si chiama il recipiente che la contiene) ha una storia lunga, a volte secolare; per tanto tempo quell'oggetto è stato spettatore muto di tante persone che entravano in chiesa per incontrarsi con il Signore, e lui, muto, svolgeva il suo umile servizio sapendo che quasi nessuno si accorgeva di lui. L'acquasantiera è un oggetto del quale possiamo anche fare a meno, ma quando entriamo in una chiesa automaticamente lo cerchiamo e se non c'è ci sembra che manchi qualcosa.
Acquasantiere:
Sono addirittura sei le acquasantiere collocate nella chiesa parrocchiale:
Entrando in chiesa dalla porta di destra troviamo subito una prima acquasantiera a muro in marmo bianco; nei registri parrocchiali sono annotate spese fatte nel 1908 per l'allestimento del nuovo fonte battesimale, nella decorazione del quale è inserita l'acquasantiera. Essa è alta cm13, larga cm 32 e profonda cm 22.
Una seconda acquasantiera a muro in marmo rosso la troviamo nella navata destra, campata terza, accanto alla porta d'ingresso laterale; essa è opera di un artigiano lombardo-piemontese tra il 1750 e il 1799; ha un'altezza di cm 11, una larghezza di cm 25 e una profondità di cm 20.
Nella navata centrale, accanto alla bussola di ingresso è stata collocata un'acquasantiera a colonna in marmo mischio; la tazza risale alla fine del 1600 mentre il fusto è stato sostituito dopo il 1950; la parte antica è opera di una bottega lombardo-piemontese; l'acquasantiera è alta cm 90, larga cm 77 e profonda cm 77.
Nel coretto a nord del presbiterio, fissata al muro, esiste un'acquasantiera rettangolare in marmo nero eseguita in ambito novarese nel corso del XVII secolo; è alta cm 10, larga cm 20 e profonda cm 15.
Una quinta acquasantiera a muro in marmo bianco è collocata all'interno dell'attuale sacrestia; venne prodotta in una bottega in ambito lombardo-piemontese tra il 1575 e il 1624; è alta cm 15, larga cm 33 e profonda cm 35.
La sesta ed ultima acquasantiera a muro in marmo nero, la troviamo all'entrata del deposito meridionale; è stata prodotta in ambito novarese nel corso del XVII secolo; è alta cm 10, larga cm 20 e profonda cm 15.
Per rimanere nell'ambito dell'uso dell'acqua, occorre segnalare la presenza di un lavabo a parete in rame sbalzato, una produzione italiana della seconda metà del secolo XIX; il lavabo è alto cm 42, largo cm 31 e profondo cm 27.
Fonte battesimale:
In ogni chiesa particolare attenzione e rilievo è data al fonte battesimale, il luogo da dove prende inizio tutto il nostro cammino cristiano; anche a livello artistico le comunità cristiane hanno sempre curato la sua costruzione e la sua manutenzione, consapevoli dell'importanza liturgica e teologica di questo luogo. Nella nostra chiesa parrocchiale, il fonte battesimale è collocato sulla controfacciata, parte sinistra e fissato a pavimento; il suo allestimento risale al 1908. Il fonte battesimale vero e proprio è in marmo bianco e giallo ornato da quattro colonnine ed è alto cm 90, largo cm 90 e profondo cm 59. A fare da sfondo al fonte battesimale è stato collocato un rilievo in marmo bianco scolpito, sempre nel 1908, che raffigura il battesimo di Gesù amministrato da Giovanni Battista (sulla destra) mentre dall'alto discende lo Spirito Santo sotto forma di colomba; tutta la scena e inserita in una cornice boschiva che accompagna il fiume. Sul bordo superiore vi è la seguente iscrizione: EX AQVA ET SPIRITV SANCTO NOVA CREATVRA; nella parte inferiore CRISTINA GHEVIO.
Durante gli scavi sotto il pavimento del battistero, è stato rinvenuto un fusto di fonte battesimale in granito risalente al XVII secolo; lo possiamo vedere collocato dove una volta c'era l'altare di San Fermo.
E sempre a proposito di granito, possiamo ammirare le belle quattro colonne che sorreggono il portichetto posto davanti alla facciata; le quattro colonne sono opera di una bottega lombardo-piemontese, e sono alte cm 250, larghe cm 38 e profonde cm 38; nei registri della parrocchia sono annotate le spese sostenute per la costruzione del piccolo portico nel 1674.
Sempre in granito del 1674 abbiamo una mostra di portale che circonda il portone principale di ingresso alla chiesa; tale antico portale è alto cm 400, largo cm 250 e profondo cm 30.
La balaustrata che separa il presbiterio dalla navata centrale è ormai ridotta a due tronconi rispettivamente alti cm 85, larghi cm 112 e profondi cm 36; sono in marmo rosa e nero e anch'esse come molte delle opere contenute nella chiesa, sono state eseguite da una bottega lombardo-piemontese nella prima metà del XVIII secolo.
Gli altari:
Sono tre gli altari presenti nella chiesa di San Pietro (una volta erano quattro contando quello dedicato a San Fermo).
Il primo altare è quello in legno li collocato per mettere in pratica la riforma liturgica voluta dal Vaticano II la quale vuole che l'altare sul quale si celebra l'eucaristia, sia rivolto verso il popolo; da qui l'aggiunta di questo altare alto cm 95, largo cm 200 e profondo cm 80.
Dietro al nuovo si erge maestoso l'altar maggiore, tutto in marmo dai diversi colori (nero, grigio, rosa, giallo, bianco); alto cm 190, largo cm 360, profondo cm 110; l'altare è opera del marmista Argenti Carlo Girolano, nativo di Viggiù in provincia di Varese, che lo scolpì nel 1779 su commissione della parrocchia. Al centro dell'altare vi è ovviamente il tabernacolo il cui sportello è in rame sbalzato, argentato e dorato e metallo fuso dorato; sullo stesso è inciso il Cristo che esce vittorioso dal sepolcro, mentre due soldati guardano esterrefatti; il tabernacolo è della stessa epoca dell'altare. Sopra il tabernacolo due teste di angioletti in marmo bianco scolpito, fissate all'altare, della stessa epoca dell'altar maggiore e dello stesso Argenti. Il tutto armonico e ben proporzionato in ogni sua singola parte.
Di ottima fattura anche l'altare della cappella dedicata alla Madonna del Rosario. L'attuale altare della cappella era in origine l'altare maggiore, prima che venisse sostituito nel 1779, per cui nella versione originale risale al 1690. Nel 1828 fu modificato da Stefano Clerici di Viggiù per armonizzarlo con l'altare allora eretto nella navata opposta, intitolato a San Fermo. L'altare è una policromia di marmi (nero, rosso, venato, giallo), è alto cm 205, largo cm 260 e profondo cm 110.
Ho dimenticato di inserire quello relativo a San Michele
La chiesa sussidiaria dedicata all'arcangelo San Michele, si presenta con alcuni elementi architettonici in granito che risalgono alla prima metà del XVII secolo.
A sostegno del portico abbiamo due colonne alte cm 265, larghe cm 40 e profonde cm 40
Sulla facciata al centro abbiamo una mostra di portale sempre in granito alta cm 280, larga cm 170 e profonda cm 30; tale mostra fa da cornice al portale in legno che è più recente e risale al XIX secolo.
Sempre sulla facciata ai lati del portale si sono due mostre di finestra, alte cm 153, larghe cm 105 e profonde cm 34, anch'esse in granito della prima metà del XVII secolo.
All'interno della chiesa troviamo due acquasantiere a muro (0790-0831)
La prima murata sulla controfacciata, è in granito e risale alla prima metà del XVII secolo (come le colonne); è alta cm 15, larga cm 41 e profonda cm 29;
La seconda acquasantiera a muro in marmo rosso venato, è collocata nella parete destra della navata centrale e risale al XVIII secolo; è opera di un artigiano lombardo-piemontese, alto cm 20, larga cm 38 e profonda cm 22.
Sotto la statua della Madonna di Lourdes, troviamo i resti di quello che doveva anticamente essere l'altare della chiesa; è un manufatto opera di una bottega lombardo-piemontese in marmo bianco, verde e rosa risalente alla prima metà del XIX secolo; le sue attuali dimensioni sono: altezza cm 96, larghezza cm 142 e profondità cm 20.
Lo sportello del tabernacolo (altezza cm 31, larghezza cm 19 e profondità cm 1,5) è una produzione italiana in ottone stampato argentato e dorato e risale ad un'epoca compresa tra il 1875 e il 1924.